La banda visuale dello spettro elettromagnetico
La nostra atmosfera, per la sua composizione, lascia passare la radiazione
elettromagnetica compresa tra una lunghezza d'onda di 300 nm e una di 1
µ m, vale a dire quella radiazione che si propaga come un'onda in
cui la distanza tra due creste dell'onda stessa è compresa tra tre
decimillesimi e un millesimo di millimetro. All'interno di questo intervallo
si trova la zona, ancora più ristretta, in cui è sensibile
l'occhio umano e che è centrata nella regione della radiazione elettromagnetica
di lunghezza d'onda pari a circa 5 decimillesimi di millimetro. All'interno
di questa regione l'occhio avverte le onde di diverse lunghezze come differenti
colori. Dalle prime osservazioni fatte a occhio nudo, fino alla metà
di questo secolo, tutta la conoscenza astronomica si è basata sulle
informazioni che ci pervenivano all'interno di questa piccola finestra
sull'Universo.
L'invenzione del cannocchiale, all'inizio del Seicento, ha permesso di estendere le conoscenze consentendo l'osservazione di oggetti sempre più deboli. Osservare oggetti più deboli vuol dire, spesso, osservare oggetti più lontani. Ecco allora che la tecnologia astronomica si è rivolta da una parte a cercare di aumentare il più possibile le dimensioni degli obiettivi degli strumenti ottici, al fine di raccogliere dagli oggetti celesti la maggiore quantità di radiazione, dall'altra parte a migliorare le prestazioni degli strumenti utilizzati per rivelare e registrare la radiazione raccolta.
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