La banda visuale dello spettro elettromagnetico


La nostra atmosfera, per la sua composizione, lascia passare la radiazione elettromagnetica compresa tra una lunghezza d'onda di 300 nm e una di 1 µ m, vale a dire quella radiazione che si propaga come un'onda in cui la distanza tra due creste dell'onda stessa è compresa tra tre decimillesimi e un millesimo di millimetro. All'interno di questo intervallo si trova la zona, ancora più ristretta, in cui è sensibile l'occhio umano e che è centrata nella regione della radiazione elettromagnetica di lunghezza d'onda pari a circa 5 decimillesimi di millimetro. All'interno di questa regione l'occhio avverte le onde di diverse lunghezze come differenti colori. Dalle prime osservazioni fatte a occhio nudo, fino alla metà di questo secolo, tutta la conoscenza astronomica si è basata sulle informazioni che ci pervenivano all'interno di questa piccola finestra sull'Universo.
 
A sinistra, astronomi al lavoro nella Sala grande ottagonale del Royal Observatory di Greenwhich, nel 1676. (Incisione di Francis Place) 
A destra, una visione del moderno Osservatorio Europeo Australe (ESO), nelle Ande cilene.

L'invenzione del cannocchiale, all'inizio del Seicento, ha permesso di estendere le conoscenze consentendo l'osservazione di oggetti sempre più deboli. Osservare oggetti più deboli vuol dire, spesso, osservare oggetti più lontani. Ecco allora che la tecnologia astronomica si è rivolta da una parte a cercare di aumentare il più possibile le dimensioni degli obiettivi degli strumenti ottici, al fine di raccogliere dagli oggetti celesti la maggiore quantità di radiazione, dall'altra parte a migliorare le prestazioni degli strumenti utilizzati per rivelare e registrare la radiazione raccolta.

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B,B&B-1995