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JOHANNES HEVELIUS IL BIRRAIO ASTRONOMO

Ritratto Hevelius
Johannes Hevelius o nella sua lingua madre - il polacco - Jan Heweliusz nacque il 28 gennaio 1611 a Danzica. I suoi genitori, Abraham Hewelke e Kordula Hecker, erano ricchi birrai della città.
Dopo avere frequentato il ginnasio, studiò legge a Leida e viaggiò in Inghilterra e in Francia, dove conobbe alcuni celebri scienziati: Pierre Gassendi, Marin Mersenne e Athanasius Kircher. Nel 1634 tornò nella sua città natale, ricoprì numerosi incarichi pubblici (nel 1651 fu anche sindaco di Danzica) e, come i suoi genitori, diventò un abile produttore e commerciante di birra.
Nel 1639 scoccò in Hevelius la scintilla dell’astronomia, scienza che divenne ben presto il centro della sua vita. Nel 1641 egli costruì a Danzica, sui tetti di tre case limitrofe, un osservatorio privato, ricco di splendidi strumenti, tra cui il celebre telescopio "senza tubo" (in pratica una successione di lenti montate sopra una struttura di legno) di 45 metri di lunghezza.
L’osservatorio venne visitato dai re di Polonia e, nel 1679, anche dal giovane Edmond Halley, in missione per conto della Royal Society di Londra di cui Hevelius era membro dal 1664.
Hevelius si dedicò all’osservazione delle macchie solari, studiò a lungo la Luna (egli è considerato il fondatore della topografia lunare) e scoprì quattro nuove comete.


Immagine Hevelius con la moglie
Un furioso incendio, di quelli che accadevano all’epoca, distrusse nel 1679 l’osservatorio, con tutti gli strumenti, la biblioteca e l’annessa tipografia, nella quale Hevelius aveva stampato molte delle sue opere. L’anno successivo i danni maggiori erano stati riparati, ma Hevelius non si riprese mai più dall’incidente. La sua salute iniziò a declinare ed egli morì il 28 gennaio 1687, giorno del suo settantaseiesimo compleanno.
Nel 1663 Hevelius aveva sposato la sua seconda moglie, Catherina Elisabeth Koopman, che gli fu compagna nelle lunghe notti osservative e che nel 1690 diede alle stampe, postumi, il Prodromus astronomiae e il Firmamentum Sobiescianum.


Per informazioni:
Agnese Mandrino: tel. 02 72320313, agnese.mandrino@inaf.it;