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La curiosità del mese

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La bellezza di un tramonto

La curiosità del mese di settembre 2010 a cura di Gabriele Ghisellini


Fig. 1 - Tramonto all’equinozio d’autunno - Lago Balaton, Ungheria 22 settembre 2009 - Da APOD del 24 settembre 2009
Fig. 1 - Tramonto all’equinozio d’autunno - Lago Balaton, Ungheria 22 settembre 2009 - Da APOD del 24 settembre 2009. Crediti & Copyright: Tamas Ladanyi (TWAN).

Molto spesso la natura è bella.
Lo sfoggio di colori di un tramonto, per esempio, trasmette sensazioni di grandiosità, di potenza calma, di tepore avvolgente, ed è facile accostare un bel tramonto all’amore.
Il più delle volte, guardando un tramonto, non ci chiediamo perchè ci sembra bello, godiamo della sua bellezza e basta.
Al massimo, guardando il Sole, ci chiediamo quando l’ultimo spicchio scenderà sotto l’orizzonte.
Occorre conoscere i perchè e i per come di come si formano i colori, di quanto è lontano il Sole, del perchè lentamente si abbassa sull’orizzonte, per godere della bellezza di un tramonto?
Certamente no.
Se vi capita di guardarlo insieme ad un fisico, o addirittura un astrofisico, magari gli chiederete: "Ma tu a cosa pensi mentre guardi un tramonto? Pensi a quanto è lontano il Sole? Pensi alla luce che arriva adesso ai tuoi occhi, ma che è partita più di otto minuti prima? Pensi al perchè i colori cambiano? A quando apparirà Venere? E mentre pensi a tutte queste cose, riesci a godere della bellezza oppure i numerelli e le equazioni che si formano nella tua testa ti distraggono? Non è che diventi arido, come la tua scienza?

Fig. 2 - L’astrofisica Margherita Hack al Festival delle Scienze a Roma - Gennaio 2010. Da Repubblica on-line Roma.
Fig. 2 - L’astrofisica Margherita Hack al Festival delle Scienze a Roma - Gennaio 2010. Da Repubblica on-line Roma.

Ma sì, se le cose stessero così, i fisici sarebbero aridi.
Equazioni, numeri, computer, soluzioni, tabelle. Asettici e senza emozioni.
E immagino che ci siano davvero dei fisici che si fermano a questo punto. Che magari, durante una notte stellata, vi sfiniscono dicendovi tutti i nomi delle stelle che guardate. E subito dopo, con un tono un po’ saputello, vi snocciolano la storia della Luna da quando è nata ad oggi. Voi rimanete impressionati per i primi 5 minuti, pensando: ma quante cose che sa... e intanto non guardate più il cielo, ma il vostro Cicerone. Incanto finito...
Ma questa non è la fine della storia.
Se è davvero curioso, un fisico non si ferma a questo punto.
Va avanti, anche se con anni di fatica. Studia ancora, ad un livello più profondo, per scoprire di cosa è fatta la luce, come si comporta quando viaggia e quando viene rivelata dal nostro occhio.
Scopre le bizzarrie del tempo, che è del tutto diverso di quanto pensiamo, e mille altre cose ancora.
Ci vuole costanza, spesso si fa fatica, spesso alla prese con equazioni aride, ma alla fine...

Fig. 3 - La retina di un occhio umano al microscopio elettronico rivestita da coni (in verde) e bastoncelli (in marroncino). In ogni occhio umano si trovano circa 6 milioni di coni e 120 milioni di bastoncelli che  lavorano in perfetta sincronia per garantirci una visione perfetta.
Fig. 3 - La retina di un occhio umano al microscopio elettronico rivestita da coni (in verde) e bastoncelli (in marroncino). In ogni occhio umano si trovano circa 6 milioni di coni e 120 milioni di bastoncelli che lavorano in perfetta sincronia per garantirci una visione perfetta.

Alla fine si è ripagati dello sforzo e ci si addentra in misteri di cui non si sospettava l’esistenza.
Si è arrivati fin lì con il crudo rigore della matematica, ma una volta arrivati lì l’aridità della matematica è un ricordo lontano.
Si acquista la consapevolezza dell’essere arrivati alla frontiera del conosciuto, del capito.
E si è pervasi da un fascino enorme: quello del sentirsi parte di un tutto.
È come se non ci si sentisse più spettatori, sperimentatori, indagatori, persone che guardano il mondo e si chiedono i perchè.
Ci si sente invece parte del mondo, della natura, parte di quegli stessi processi che si studiano.
Si "vedono" i fotoni che da entità simili a piccoli fantasmi diventano reali quando toccano i coni e i bastoncelli del nostro occhio.
E si vedono i nostri coni e bastoncelli che cambiano lo stato dei quei fotoni.
Si immagina lo spazio come un qualcosa di elastico, il fluire del tempo che cambia, orologi che vanno a ritmi diversi.

Fig. 4 - Tramonto al Parco Nazionale del Teide - Tenerife, Isole Canarie. Da APOD del 20 marzo 2010. Crediti & Copyright: Daniel López.
Fig. 4 - Tramonto al Parco Nazionale del Teide - Tenerife, Isole Canarie. Da APOD del 20 marzo 2010. Crediti & Copyright: Daniel López.

Si vedono infinite storie che si intrecciano, interazioni impensabili tra cose diverse.
Quel fisico, quando guarda un tramonto, non è distratto dal ticchettio degli ingranaggi della sua testa. I suoi ingranaggi hanno già lavorato.
Gode dello spettacolo come tutti, ma in più gode di un altro piacere, quello di sentire che non è solo una persona che sta guardando la natura, ma è un pezzo di natura che partecipa, come attore, al suo spettacolo.

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