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I cieli di Brera 2011
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Ruggiero Giuseppe Boscovich nasce a Ragusa (attuale Dubrovnik) il 18 maggio 1711 da Nicholas Boscovich e da Paola Bettera, di origine italiana.

Ritratto di Boscovich eseguito da Robert Edge Pine, Londra, 1760

Dopo i primi studi compiuti presso il locale collegio gesuitico (il Ragusinum), a quattordici anni si trasferisce a Roma, cominciando il noviziato nel 1725 e prendendo i voti due anni dopo, quando inizia a seguire le lezioni al Collegio Romano: il curriculum prevede lo studio della retorica e delle lingue classiche; ma dopo il biennio il giovane Ruggiero si dedica anche all’astronomia e alla matematica (e ricorderà con affetto, sino a tarda età, il suo maestro Orazio Borgondio).
Nelle lezioni di filosofia naturale Carlo Noceti legge il proprio De iride, poema filosofico in esametri contenente osservazioni fisiche e astronomiche; dopo alcune prove poetiche nei primi anni Trenta del Settecento, con carmi di vario argomento, Boscovich ne seguirà l’esempio pubblicando (1760) una lunga opera in versi sulle eclissi, De Solis ac Lunae Defectibus, la cui prima stesura risale al 1735.
Sono anni d’intensi studi scientifici, ma anche di applicazione alla poesia: nel 1744, anno in cui completa gli studi di Teologia e prende i voti sacerdotali, ha già scritto ventidue opere.
Negli anni in cui comincia il suo magistero di matematica al Collegio Romano (dal 1740) stende un ricco apparato di note per il poema di Noceti e viene eletto membro dell’Accademia degli Arcadi, la "democrazia letteraria" fondata nel 1690 da Giovanni Mario Crescimbeni.

Cupola San Pietro

Dagli anni Quaranta non pochi governanti si servono delle sue capacità tecnico-scientifiche e diplomatiche: gli viene chiesta (1742) una perizia sulla Cupola di San Pietro da effettuare con Thomas Le Seur e François Jacquier; gli viene commissionata, insieme con Christopher Maire, la misurazione di un arco di meridiano e la preparazione di una nuova carta geografica dello Stato Pontificio (1749-1755); viene chiamato in qualità di esperto di idrologia dalla Repubblica di Lucca per dirimere una disputa con il Granducato di Toscana, di fatto controllato dall’Impero asburgico (1755-1763); viene inviato in Europa in missione diplomatica per la Santa sede (1759-1761).
Rientrato a Venezia (1761) ripartirà per Costantinopoli con l’intenzione di osservarvi il transito di Venere; non riuscirà nell’intento, ma nel suo Giornale di un Viaggio da Costantinopoli in Polonia (1784), che racconta il ritorno via terra dal Bosforo sino a Varsavia, lascerà ai posteri una delle più vivide descrizioni della città e dell’Europa orientale.
È a Vienna che compone e pubblica per la prima volta la sua opera più celebre, quella Philosophiae Naturalis Theoria redacta ad unicam legem virium in natura existentium (1758) che espone un’ambiziosa teoria di unificazione delle interazioni fisiche.
Il trattato esce in seconda edizione a Venezia nel 1763; ma mentre congeda il volume Boscovich si dedica anche ad altro: astronomia, fisica, idrologia, ottica teorica e applicata, e la mai sopita passione per i componimenti poetici.
Nel 1763 viene pure chiamato all’università di Pavia per ricoprire la cattedra di matematica nel quadro di un più generale progetto di riforma dell’università pavese; in quel periodo soggiorna a Milano, presso il locale Collegio dei Gesuiti di Brera.

Immagine modello OAB Boscovich

Su suo progetto vi è avviata la costruzione di un osservatorio astronomico all’altezza dei migliori centri di ricerca europei: e Boscovich segue ogni fase dei lavori.
Nominato professore di matematica alle Scuole Palatine di Milano, insegna pure astronomia presso l’Osservatorio Astronomico di Brera.
Ha contatti con l’ambiente illuministico milanese, in particolare con i fratelli Verri, ma i suoi rapporti con i colleghi di Brera – in particolare con il Padre Louis Lagrange – sono difficili.
Boscovich ne farà le spese nel 1772, quando si vedrà costretto ad abbandonare Milano per Parigi, anche in seguito alla soppressione dell’ordine dei Gesuiti (1773).
In Francia gli viene offerto il posto di direttore dell’Ottica Navale della Marina; lì elaborerà i suoi più importanti e maturi lavori di astronomia e ottica, che pubblicherà (1785) in cinque volumi una volta rientrato in Italia.
Nuovamente a Milano su invito del nuovo plenipotenziario dell’Imperatore, il conte Johann Joseph von Wilczek, Boscovich riesce ad attendere alla pubblicazione delle sue ultime opere; vorrebbe ancora far stampare alcuni componimenti poetici propri e altrui, corredati delle sue note scientifiche.
Ma la salute peggiora rapidamente: nel settembre del 1786 viene trasferito a Monza e tenuto sotto stretto controllo medico.
Muore il 13 febbraio 1787, dopo tre mesi passati in stato confusionale, segnati da intensi dolori alle gambe e disturbi nervosi e psichici: "uomo de’ più celebri del secolo per i suoi rari talenti", come lo ricorderanno le cronache.

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