Ricognizione del patrimonio storico moderno dell'Osservatorio Astronomico di Brera
Scheda no. 358

Numero di inventario:
358
Denominazione:
Centrir
Dimensioni:
8.33(d) ☓ 21.1(h)
Collocazione originaria:
Merate, edificio principale, primo piano, studio di Marco Scardia e Pietro Broglia (581)
Collocazione attuale:
Brera, stanza ex-UniMI (18) (posizione B3)
Fotografie:

Custodia chiusa Strumento nella sua custodia di legno Strumento nella sua custodia di legno Visione d'insieme Particolare (oculare) Particolare (base con viti di regolazione) Particolare (base) La base vista di lato La base vista dal lato inferiore, con l'obiettivo chiuso dal suo coperchio La base vista dal lato inferiore, dopo aver tolto il coperchio dell'obiettivo La base vista dal lato inferiore, dopo aver tolto il coperchio dell'obiettivo

Descrizione:
Note di Pietro Broglia.

Lo scienziato inglese Wollaston, presentando un metodo per centrare le lenti di un tripletto costruito nel 1771 dal Dollond, tripletto considerato soddisfacente dalle persone che l'avevano utilizato durante un cinquantennio, scrive: «considérant la difficulté de centrer les verres, [les personnes] regardaient ma détermination comme un act d'imprudence dont je me répentirais.» Queste parole indicano come all'inizio dell'ottocento si ritiene il centraggio dei vetri di un obiettivo un'operazione non banale e non scevra di pericoli. Il metodo di Wollaston si basa sull'osservazione delle immagini virtuali di un oggetto date dalle superfici delle lenti componenti l'obiettivo. Siccome la migliore immagine di un telescopio si ottiene quando l'asse principale dell'obiettivo coincide con quello dell'oculare, occorre pure verificare questa condizione mediante un apposito apparecchietto quale il Centrir che la Specola milanese acquisisce nella prima metà dell'Ottocento.

Il circolo meridiano di Starke di Brera, esatto gemello dello strumento di Padova descritto dal Santini nella prefazione al primo dei suoi Cataloghi, è reso operativo nel 1834. L'anno successivo il direttore Carlini lo rispedisce al costruttore, il Laboratorio della I. R. Scuola politecnica di Vienna, perché vengano sistemati i perni dell'asse dello strumento danneggiati nel trasporto e sia eseguita una nuova divisione dei cerchi. Le prove mostrano che l'obiettivo, del diametro di circa 10 cm, è poco trasparente non potendosi vedere stelle oltre la ottava magnitudine. Inoltre le immagini stellari non appaiono del tutto rotonde, il che induce il direttore Carlini a ordinare il Centrir. Anche dopo il ricentramento delle sue componenti l'obiettivo risulta mediocre. Scrive infatti Schiaparelli nella sua Cronaca [A.O.B. C376, 1877] che l'obiettivo dello Starke è cambiato con un altro, costruito dalla Ditta Salmoiraghi, che dà immagini assai migliori.

Nell'ordine dei lavori richiesti per lo Starke si legge: «nello stesso tempo vorrei che la direzione ci mandasse un apparato per centrare le lenti dei cannocchiali.» Il tutto viene a costare fiorini 115+20. Nella risposta di Vienna alla richiesta di Carlini di rateizzare il pagamento, troppo forte per il bilancio corrente della Specola, si legge: «... in questo elaboratorio venne ultimato un istromento Centrir per gli obiettivi di codesto I.R. Osservatorio. Questi oggetti furono spediti a Milano fin dal 17.6.1836.»

Il Centrir è formato da un cannocchialetto in ottone con un obiettivo di 27 mm di diametro, pari a un pollice francese, e un oculare negativo con reticolo. Il cannocchialetto è contenuto in un tubo di ottone che termina con una flangia circolare nella quale sono avvitati tre piedini di acciaio, disposti a 120 gradi l'uno dall'altro su una circonferenza di 36 cm di raggio. I piedini terminano con punte arrotondate per non danneggiare l'obiettivo sul quale il Centrir è appoggiato durante le misure. Il cannocchialetto è sorretto all'interno del tubo tramite una sospensione cardanica e può essere posizionato grazie a due viti con relative molle di riscontro che agiscono lungo direzioni ortogonali. Appoggiato il Centrir sull'obiettivo del telescopio in esame in modo che due piedini tocchino la ghiera dell'obiettivo, agendo sulle due viti di regolazione si fanno coincidere il centro dei reticoli dell'oculare del telescopio e del Centrir. Agendo poi sulle viti che regolano la posizione dell'obiettivo si fa in modo che si mantenga la coincidenza quando il Centrir, facendolo scorrere lungo la ghiera dell'obiettivo, occupi due posizioni simmetriche rispetto all'asse ottico del cannocchiale.

L'Inventario 1837-41 riporta: «n. 199 Macchinetta per centrare le lenti costrutta nell'Ist. Politecnico di Vienna - L.60», annotazione ripetuta nell'Inventario 1842, n. 198.

Il Centrir è contenuto in una cassetta di legno delle dimensioni 25 ☓ 11 ☓ 10.5 cm.

Stato di conservazione:
Buono.
Bibliografia:
Note:
Precisare bibiliografia.