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Osservato un lampo gamma a z=6.3

Rappresentazione grafica del GRB 050904 sullo sfondo delle costellazione dei pesci

Rappresentazione grafica del
GRB 050904 sullo sfondo della
costellazione dei pesci

Il 4 settembre 2005, il satellite Swift, in orbita dalla fine del 2004, ha osservato il più lontano lampo di raggi gamma (GRB) mai visto.
Un’emissione così intensa “da rilasciare in pochi minuti una quantità di energia 300 volte superiore a quella che il Sole potrebbe emettere in tutta la sua vita: dieci miliardi di anni” afferma G.Chincarini dell’INAF-Osseravatorio Astronomico di Brera e Università di Milano-Bicocca.
L’origine di tali lampi, nella maggior parte dei casi, si pensa sia legata alla morte catastrofica di stelle di grande massa che, avendo finito il proprio combustibile, collassano su loro stesse formando un buco nero.
L’intera esplosione non si esaurisce nell’emissione dei raggi gamma ma, nell’arco di un mese, è possibile osservarla in altre bande dello spettro elettromagnetico: nei raggi X, nell’ottico, nell’infrarosso e infine nel radio.
Swift, frutto di una collaborazione USA-ITA-UK, grazie ai tre strumenti a bordo, è in grado di osservare GRB in raggi gamma, in raggi X ed in banda ottica; ma la grande innovazione introdotta dal satellite consiste nella sua capacità di riallineare prontamente gli strumenti in direzione del lampo avvistato e di comunicare in pochi minuti le coordinate celesti dello scoppio ad altri satelliti e ai telescopi a terra.
Nel caso del GRB050904 a 25 ore di distanza dall’emissione in raggi gamma durata circa 200 secondi (molti rispetto ai 10 secondi medi di durata) un gruppo di ricercatori italiani ha osservato l’evento da terra utilizzando il Very Large Telescope (VLT.).
Grazie a queste osservazioni in banda ottica e infrarossa. i ricercatori hanno potuto stabilire che la sorgente è posta a redshift 6.3 ossia ad una distanza da noi di circa 12,7 miliardi di anni luce. Si tratta dell’oggetto celeste più lontano mai osservato. La luce proveniente da tale lampo ha iniziato il suo cammino ben 12,7 miliardi di anni fa, quando l’universo aveva solo il 7% della sue età attuale (circa 13,5 miliardi di anni).
Lo studio dei GRB provenienti da zone a così grande distanza offre agli astronomi la possibilità di capire qualcosa in più sulle prime fasi di vita dell’universo, in particolare sull’esistenza e la fisica di stelle con massa pari a 100 volte quella del sole ossia le stelle considerate le progenitrici dei GRB; inoltre, essendo dei fari potentissimi, questi lampi illuminano gli oggetti celesti tra noi e loro e ci permettono di studiare le galassie più lontane fornendoci gli strumenti per comprenderne l’evoluzione.

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