Una nuova agenzia spaziale si aggiunge alle poche che hanno attualmente in orbita
satelliti per osservazioni astronomiche. Dopo NASA, ESA, JAXA (l’agenzia spaziale
giapponese, il cui satellite Suzaku è però stato spento recentemente) e Russia,
anche l’India da questa mattina dispone di un osservatorio spaziale.
Alle 10:00 ora indiana (le 6:30 ora italiana), il vettore PSLV-C30 è partito dal Satish Dhawan Space Center nel sud-est dell’India (tutte le base spaziali sono nell’est dei paesi, dato che i lanci sono tutti verso est per via della rotazione della terra e si vuole
evitare che in caso di problemi il razzo cada su zone abitate; fa eccezione la
Russia, che però lancia da una zona dove di abitato c’è poco).
Come dice il nome, PSLV-C30 è stato il trentesimo lancio con questo vettore e tutti i lanci hanno avuto
successo.
Il lancio è andato perfettamente e ASTROSAT è stato immesso nell’orbita programmata,
650 km di altitudine e 6 gradi di inclinazione, insieme a altri sei satelliti, uno
Indonesiano, uno Canadese e quattro microsatelliti Statunitensi, ovviamente non
nella stessa orbita e non in possibile rotta di collisione fra di loro.
I pannelli solari sono stati spiegati e tutto appare funzionare normalmente.
L’accensione e la verifica degli strumenti a bordo comincerà fra pochi giorni.
ASTROSAT è una missione quasi completamente indiana, con una piccola partecipazione dell’Università di Leicester nel Regno Unito e dell’Agenzia Spaziale Canadese.
Ma qual è la caratteristica che rende questo satellite importante per la ricerca
astronomica?
A bordo ci sono diversi strumenti: un telescopio ottico/ultravioletto,
un telescopio per raggi X, uno strumento per raggi X di alta energia, un monitor per
osservare tutto il cielo in raggi X e tre grandi contatori proporzionali a gas per
osservazioni in raggi X.
Mentre i primi di questi sono strumenti di cui esistono
attualmente controparti funzionanti, i contatori proporzionali costituiscono uno
strumento unico: il LAXPC (Large-Area X-ray Proportional Counter, contatore
proporizionale a grande area per raggi X).
Fino a tre anni e mezzo fa, il satellite
RossiXTE della NASA era in funzione e portava uno strumento simile, ma nel gennaio
del 2012 è stato spento e da allora certe osservazioni non sono state possibili.
Quali osservazioni?
Quelle di variabilità molto rapida, dell’ordine dei
millisecondi, da parte di sistemi binari con oggetti compatti, stelle di neutroni e
buchi neri (vedi le seguenti curiosità: ottobre 2008 - dicembre 2008 - febbraio 2009 - febbraio 2010 - giugno 2010 - ottobre 2010 - aprile 2011 - ottobre 2011 - gennaio 2012 - luglio 2012 - aprile 2013 - luglio 2015 ).
Per lo studio di questa variabilità non è
necessaria una grande risoluzione in energia, nè la produzione di immagini ad alta
risoluzione, due qualità che contraddistinguono i telescopi per raggi X più recenti,
che possono vedere sorgenti debolissime e caratterizzarne l’emissione energetica in
dettaglio. Quello che serve, oltre a una buona risoluzione temporale (in altre
parole un buon orologio per misurare il tempo di arrivo dei fotoni), è una grossa
area di raccolta: in pratica un occhio molto grande per rilevare molti fotoni, molti
di più dei telescopi attuali.
Questo viene ottenuto con una tecnologia non
all’avanguardia, un contatore proporzionale è un contenitore di gas ad alta
pressione, una grossa (e pesante) vasca.
Il LAXPC di ASTROSAT ne ha tre e in totale
corrispondono più o meno allo strumento di RossiXTE prematuramente scomparso tre
anni fa.
Con la differenza che quello era vecchio e un abbastanza malridotto, questo
è nuovo fiammante.
Inoltre alcune caratteristiche tecniche lo rendono molto più
sensibile alle alte energie, dove i fenomeni di variabilità sono più forti.
Cosa si potrà vedere con ASTROSAT?
Si potrà tornare a fare osservazioni della
variabilità dell’emissione X che proviene da una regione a pochi chilometri da un
buco nero o una stella di neutroni, gli oggetti più estremi dell’universo.
In questa regione le temperature sono così elevate che la materia emette radiazione X prima di cadere bel buco nero o finire sulla superficie della stella di neutroni, rilasciando altra energia.
Questa materia costituisce una vera e propria "sonda" per studiare le
proprietà dello spazio-tempo vicino agli oggetti compatti e ci fornisce informazioni
sulla validità della teoria della Relatività Generale, che quest’anno compie cento anni, nel suo limite più estremo.
Inoltre, girare intorno a una stella di neutroni e
caderci sopra è il modo migliore per studiare le sue proprietà e ottenere
informazioni, pur restando fuori, sulla sua struttura interna, materia in condizioni
estreme.
Il satellite è indiano e per i primi due anni i dati saranno limitati a ricercatori
di istituzioni di ricerca indiane.
L’Italia ha però in corso una collaborazione
stretta con i gruppi di ASTROSAT nell’ambito di un progetto di cooperazione
bilaterale fra il Ministero degli Esteri italiano e il Ministero della Ricerca
indiano.
La controparte italiana € l’INAF -Osservatorio Astronomico di Brera, quindi speriamo di poter annunciare qualche scoperta su queste pagine il prima possibile.
Astrosat ai nastri di partenza da MediaInaf - 25 settembre 2015.
Astrosat da Indian Space Research Organisation
Astrosat da The Inter-University Centre for Astronomy and Astrophysics, Pune, India.