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La curiosità del mese

Come si osserva con un telescopio spaziale?

La curiosità del mese di ottobre 2009 a cura di Tomaso Belloni


Fig. 1 - Giovanni Virginio Schiaparelli, qui ritratto nel 1907 sulla copertina della Domenica del Corriere. Dal 1877 al 1900 osservò e disegnò Marte e i suoi celebri "canali", legando il suo nome al pianeta rosso. Crediti: OAB.
Fig. 1 - Giovanni Virginio Schiaparelli, qui ritratto nel 1907 sulla copertina della Domenica del Corriere. Dal 1877 al 1900 osservò e disegnò Marte e i suoi celebri "canali", legando il suo nome al pianeta rosso. Crediti: OAB.

La classica immagine dell’astronomo professionista con l’occhio appoggiato all’oculare di un telescopio è ormai obsoleta da diverso tempo.
I telescopi moderni sono collegati ai computer, che ricevono i dati e li immagazzinano per l’analisi.
L’astronomo moderno siede di fronte a un computer per guardare i risultati delle sue osservazioni.
Anzi, dato che i grandi telescopi sono oggetti enormi e delicati, l’astronomo siede in un’altra stanza.
A volte, la stanza è in un altro continente e l’osservazione viene eseguita "in remoto".

Fig. 2 - A sinistra: immagine artistica del progetto E-ELT - European Extremely Large Telescope - (telescopio ottico-infrarosso di 42 metri di diametro) dell’ESO. Crediti ESO. A destra Laura Proserpio una dottoranda dell’OAB al lavoro al computer.
Fig. 2 - A sinistra: immagine artistica del progetto E-ELT - European Extremely Large Telescope - (telescopio ottico-infrarosso di 42 metri di diametro) dell’ESO. Crediti ESO. A destra in basso: Laura Proserpio una dottoranda dell’OAB al lavoro al computer.

Però esistono anche telescopi posizionati su satelliti artificiali in orbita intorno alla terra.
Come si osserva con questi strumenti?
Chiaramente l’osservazione non può che avvenire in remoto, data l’inaccessibilità del telescopio.
La procedura è questa.
Avuta l’idea di una interessante osservazione da fare con un telescopio spaziale, bisogna convincere l’agenzia spaziale che lo opera che l’idea è veramente interessante, dato che il tempo di osservazione è limitato e molto costoso.
Si scrive quindi una motivazione per l’osservazione e la si manda all’agenzia.
Questa riunisce periodicamente un comitato internazionale per decidere quali proposte scegliere, di solito molte meno di quelle che ha ricevuto.
La nostra proposta deve competere con tutte le altre e uscirne vincitrice. Se capita che io stesso faccia parte del comitato, naturalmente non avrò parola quando la mia proposa verrà discussa, per evitare un conflitto di interessi.
Una volta che la proposta è accettata, entra nel programma di osservazione.
È importante decidere bene quali strumenti debbano essere usati e in che modalità, per ottimizzare il ritorno di dati.
In qualche momento l’osservazione sarà fatta, un momento scelto dall’agenzia a meno che non abbia specificato io quando farla.
A volte, non lo so nemmeno io fino a poche ore prima: quando la situazione è matura (la mia sorgente astronomica diventa più brillante, o meno brillante, o ha avuto luogo un altro cambiamento) scrivo all’agenzia e chiedo di osservare.
A seconda del satellite, l’osservazione può tardare di ore o giorni.
Esistono però casi in cui un ritardo di ore non è sufficiente e l’osservazione deve essere fatta il più presto possibile, entro minuti o addirittura secondi.

Fig. 3 - Rappresentazione grafica di come il flusso dati partendo dal satellite Swift arriva agli astronomi a terra.
Fig. 3 - Rappresentazione grafica di come il flusso dati partendo dal satellite Swift arriva agli astronomi a terra.

È questo ad esempio il caso dei lampi gamma, che durano pochissimo.
Però solo il tempo di ricevere l’informazione che è successo qualcosa (di solito da un altro satellite), decidere di osservare, chiamare l’agenzia, convincerli a puntare il telescopio, più i tempi tecnici per il puntamento (un satellite non si manovra con un joystick come nei videogiochi, ogni movimento va pianificato attentamente) e siamo già in pesante ritardo.
Il satellite Swift della NASA ovvia a questo problema: fa tutto lui.
Riceve le informazioni da altri satelliti (o da un altro suo strumento), decide se ne vale la pena ed è fattibile sulla base di un algoritmo complesso, si gira e osserva. Tutto senza intervento umano.
E poi?
Poi i dati vengono elaborati a bordo del satellite e trasmessi a terra quando possibile.
Noi osservatori li riceveremo, via internet, dopo un’elaborazione successiva a terra, che può prendere ore o giorni.
Una volta sul nostro computer, tocca a noi.
Nel caso di Swift, tutto questo è naturalmente molto più veloce, ma il concetto è lo stesso.
Tutta la procedura si può riassumere in: scrivo in modo convincente cosa voglio fare e se va tutto bene i dati arrivano sul mio computer pronti per l’analisi.
Non vado da nessuna parte (posso rimanere a casa), non sto alzato la notte (ma con Swift le cose sono veloci e se succedono di notte...) e non mi curo delle previsioni meteorologiche (di quelle terrestri, ma di quelle solari sì: una tempesta solare disturba le osservazioni e il satellite).
Certo, non c’è il fascino del cielo stellato, ma quello rimane disponibile tutte le notti serene.

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