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I nomi delle stelle

La curiosità del mese di maggio 2012 a cura di Tomaso Belloni


Fig. 1 - La costellazione del Sagittario nel manoscritto arabo Immagini delle stelle fisse dell'astronomo persiano Abd al-Rahman al-Sufi - Azophi - 964 circa. da Wikipedia
Fig. 1 - La costellazione del Sagittario nel manoscritto arabo "Immagini delle stelle fisse" dell’astronomo persiano Abd al-Rahman al-Sufi - Azophi - 964 circa. da Wikipedia

Fino dall’antichità l’uomo ha dato nomi alle stelle.
Le stelle più luminose hanno nomi derivanti dall’arabo, dal latino o dal greco, come Capella (in latino piccola capra), Altair (in arabo una abbreviazione dell’espressione aquila volante), Procione (che non ha nulla a che fare con l’animale omonimo, ma origina dal greco prokyon, prima del cane, dato che precede Sirio).
I nomi che cominciano per "al" sono di solito nomi di provenienza araba, con un’eccezione: la stella Albireo della costellazione del Cigno. La stella aveva un nome greco che è stato tradotto erroneamente in latino e poi considerato un errore di stampa di un nome arabo, per cui qualcuno gli ha appiccicato il prefisso "al".
Le stelle però sono tante e non si è potuto dare nomi a tutte.
Diviso il cielo in costellazioni, ovvero in regioni che lo coprono completamente, si sono assegnate delle lettere greche: la stella più luminosa della costellazione del Cigno è alpha Cygni, la seconda è beta Cygni e così via. Ma anche quello non basta e si sono scelti altri nomi molto meno interessanti.
Curiosamente, negli anni trenta per la compilazione dell’almanacco nautico della aeronautica britannica (Royal Air Force - RAF), contenente le stelle più brillanti da usare per la navigazione, ci si è accorti che due delle 57 stelle non avevano nome.
La RAF ha insistito che tutte le stelle dell’almanacco dovevano avere un nome e così un ufficiale si è inventato dei nomi. La stella più luminosa della costellazione del Pavone è diventata Peacock (pavone in inglese, una scelta più che banale), mentre la stella epsilon nella costellazione Carina (la carena delle nave) è stata nominata Avior. Nessuno sa da dove venga o cosa significhi il nome Avior.

Fig. 2 - La costellazione del Pavone nell'emisfero sud. La stella alpha Pavonis e` anche chiamata Peacock. da Wikipedia
Fig. 2 - La costellazione del Pavone nell’emisfero sud. La stella α Pavonis è anche chiamata Peacock. da Wikipedia

Sto divagando.
Un esempio di sistema di numerazione e nomenclatura che ha una storia molto meno antica è quello delle sorgenti di raggi X.
La prima di queste, nella costellazione dello Scorpione, è stata chiamata Scorpius X-1, la prima sorgente X della costellazione dello Scorpione. E così via.

Fig. 3 - La sorgente XMM J004243.6+412519 scoperta a gennaio del 2012 dal telescopio spaziale per raggi X XMM-Newton lanciato dall'ESA il 10 dicembre 1999 e tuttora in orbita e operante.
Fig. 3 - La sorgente XMM J004243.6+412519 scoperta a gennaio del 2012 dal telescopio spaziale per raggi X XMM-Newton lanciato dall’ESA il 10 dicembre 1999 e tuttora in orbita e operante.

È evidente che anche qui non si poteva andare avanti molto e ben presto si è abbandonato il sistema, passando a dare nomi consistenti di una abbreviazione del nome del satellite che ha scoperto la sorgente e delle coordinate celesti della stessa.
Quindi per esempio "4U 1636-53" è una sorgente scoperta dal satellite Uhuru (il primo satellite per astronomia X), catalogata nel quarto catalogo del satellite, e posizionata a ascensione retta 16 ore e 36 minuti, declinazione 53 gradi sud.
Non è bello come Albireo, conciso come Cygnus X-1, ma non è impossibile da ricordare.
Da diversi anni si fa precedere una "J" alla parte numerica per specificare il sistema di coordinate preciso (l’asse della terra di sposta nel tempo e le stelle cambiano un po’ coordinate).
Il problema sorge quando la sensibilità e precisione degli strumenti sui satelliti migliora di molto. È evidente che la precisione delle coordinate deve essere maggiore, e si passa quindi a mostruosità come "XMM J004243.6+412519", sorgente scoperta dal satellite europeo XMM-Newton.
Naturalmente la stessa sorgente può essere in cataloghi diversi e quindi avere nomi multipli, come può essere associata a una stella che ha essa stessa i suoi nomi. Ad esempio, 4U 1636-53 è anche conosciuta come SWIFT J1640.8-5343 (satellite Swift), o 1RXS J164055.5-534505 (primo catalogo della mappatura del cielo del satellite ROSAT), oppure V801 Ara, una stella variabile nella costellazione dell’Ara.
Di solito si usa comunemente il nome più semplice da ricordare, ma non è una regola.
Chi scrive all’inizio della sua carriera cercava invano in un catalogo di osservazioni qualche dato della sorgente brillante Vela X-1, prima di rendersi conto che era catalogata come 4U 0900-40. Pochi saprebbero riconoscere lo stesso oggetto dal nome 2MASS J09020686-4033168, corrispondente a un catalogo di stelle osservate in ottico.
Insomma, come Shakespeare faceva dire a Giulietta,
"What’s in a name? That which we call a rose by any other name would smell as sweet".
"Cosa c’è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo".


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