La curiosità del mese
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I nomi delle stelle
La curiosità del mese di maggio 2012 a cura di Tomaso Belloni
Fino dall’antichità l’uomo ha dato nomi alle stelle.
Le stelle più luminose hanno nomi derivanti dall’arabo, dal latino o dal greco, come Capella (in latino piccola
capra), Altair (in arabo una abbreviazione dell’espressione aquila volante), Procione (che non ha nulla a che fare con l’animale omonimo, ma origina dal greco
prokyon, prima del cane, dato che precede Sirio).
I nomi che cominciano per "al"
sono di solito nomi di provenienza araba, con un’eccezione: la stella Albireo della
costellazione del Cigno. La stella aveva un nome greco che è stato tradotto
erroneamente in latino e poi considerato un errore di stampa di un nome arabo, per
cui qualcuno gli ha appiccicato il prefisso "al".
Le stelle però sono tante e non si è potuto dare nomi a tutte.
Diviso il cielo in costellazioni, ovvero in regioni che lo coprono completamente, si sono assegnate
delle lettere greche: la stella più luminosa della costellazione del Cigno è alpha
Cygni, la seconda è beta Cygni e così via. Ma anche quello non basta e si sono
scelti altri nomi molto meno interessanti.
Curiosamente, negli anni trenta per la compilazione dell’almanacco nautico della
aeronautica britannica (Royal Air Force - RAF), contenente le stelle più brillanti da usare per la
navigazione, ci si è accorti che due delle 57 stelle non avevano nome.
La RAF ha
insistito che tutte le stelle dell’almanacco dovevano avere un nome e così un
ufficiale si è inventato dei nomi. La stella più luminosa della costellazione del
Pavone è diventata Peacock (pavone in inglese, una scelta più che banale), mentre la stella epsilon nella costellazione Carina (la carena delle nave) è stata nominata Avior. Nessuno sa da dove venga o cosa significhi il nome Avior.
Sto divagando.
Un esempio di sistema di numerazione e nomenclatura che ha una storia molto meno
antica è quello delle sorgenti di raggi X.
La prima di queste, nella costellazione
dello Scorpione, è stata chiamata Scorpius X-1, la prima sorgente X della costellazione dello Scorpione. E così via.
È evidente che anche qui non si poteva
andare avanti molto e ben presto si è abbandonato il sistema, passando a dare nomi
consistenti di una abbreviazione del nome del satellite che ha scoperto la sorgente
e delle coordinate celesti della stessa.
Quindi per esempio "4U 1636-53" è una sorgente scoperta dal satellite Uhuru (il primo satellite per astronomia X),
catalogata nel quarto catalogo del satellite, e posizionata a ascensione retta 16 ore e 36 minuti, declinazione 53 gradi sud.
Non è bello come Albireo, conciso come
Cygnus X-1, ma non è impossibile da ricordare.
Da diversi anni si fa precedere una "J" alla parte numerica per specificare il sistema di coordinate preciso (l’asse della terra di sposta nel tempo e le stelle cambiano un po’ coordinate).
Il problema sorge quando la sensibilità e precisione degli strumenti sui satelliti migliora di
molto. È evidente che la precisione delle coordinate deve essere maggiore, e si
passa quindi a mostruosità come "XMM J004243.6+412519", sorgente scoperta dal
satellite europeo XMM-Newton.
Naturalmente la stessa sorgente può essere in cataloghi diversi e quindi avere nomi
multipli, come può essere associata a una stella che ha essa stessa i suoi nomi. Ad
esempio, 4U 1636-53 è anche conosciuta come SWIFT J1640.8-5343 (satellite Swift), o 1RXS J164055.5-534505 (primo catalogo della mappatura del cielo del satellite
ROSAT), oppure V801 Ara, una stella variabile nella costellazione dell’Ara.
Di solito si usa comunemente il nome più semplice da ricordare, ma non è una regola.
Chi scrive all’inizio della sua carriera cercava invano in un catalogo di
osservazioni qualche dato della sorgente brillante Vela X-1, prima di rendersi conto
che era catalogata come 4U 0900-40. Pochi saprebbero riconoscere lo stesso oggetto
dal nome 2MASS J09020686-4033168, corrispondente a un catalogo di stelle osservate
in ottico.
Insomma, come Shakespeare faceva dire a Giulietta,
"What’s in a name? That which we
call a rose by any other name would smell as sweet".
"Cosa c’è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo".